«Per la strada si può fare arte per le persone del nostro tempo, per i passanti così come per i senzatetto» – Jérôme Mesnager
Se pensiamo alle origini della street art, ci vengono subito in mente i graffiti sulla metropolitana e i muri di New York, che negli anni settanta hanno aperto la strada (e gli occhi) a milioni di giovani in tutto il mondo, desiderosi di libertà e di affermare se stessi in un modo nuovo e fuori dagli schemi. In Europa invece per rintracciare le radici di un genere che ha stravolto le regole dell’arte e che si sta affermando sempre di più come il vero volto della contemporaneità, bisogna andare a Parigi, una città in grande fermento tra gli anni settanta e ottanta, complici gli strascichi del ’68 e la rivoluzione socio-culturale che ne è conseguita, i cambiamenti imposti dal governo francese, non ultimi gli stravolgimenti architettonici, tra nuove costruzioni di archistar e sviluppo urbanistico. E proprio in questo clima hanno iniziato ad esprimersi i primi artisti di strada francesi, che presero letteralmente d’assalto le vie e gli edifici parigini, cercando di vivacizzare le centinaia di palizzate dei cantieri e i palazzi in demolizione, nei quartieri più centrali, come il Beaubourg e il primo arrondissement, tra i lavori del Centre Pompidou e quelli della faraonica piramide di Ming Pei al Louvre, e nella banlieue popolare, a Ménilmontant e a Stalingrad ad esempio. Una volontà di riappropriarsi dello spazio urbano, squarciato dai lavori edilizi e dal degrado, in primo luogo, ma anche di combattere quella cultura borghese perbenista che ai giovani andava stretta, nonostante la maggior parte dei graffitari ne facesse parte a tutti gli effetti. Così, in mezzo a semplici scritte e tag, graffiti e disegni anonimi, appaiono alcune vere opere d’arte, che attirano subito l’attenzione dei passanti ma anche di gallerie e critici, incuriositi da questi sconosciuti dalla grande forza espressiva, liberi di esprimersi senza vincoli, capaci di realizzare lavori complessi e accurati in pochi minuti.
Ma negli anni novanta le cose cambiano radicalmente e parte una vera e propria repressione nei confronti della street art: muri, treni e spazi pubblicitari vengono ripuliti, gli artisti sono arrestati e multati e anche i cittadini si scoprono meno benevoli nei confronti di una pittura che ha ricoperto ogni centimetro della loro storica e romantica città. Tempo un decennio e la situazione si ribalta nuovamente, soprattutto grazie alle gallerie d’arte (prime tra tutte la stilista agnès b. e Willem Speerstra), che impongono gli street artist ai massimi livelli del mercato dell’arte. Ci pensano poi i grandi musei e i municipi dei diversi arrondissement parigini a dar loro il meritato riconoscimento sociale; nel 2009 il Grand Palais organizza l’esposizione T.A.G., che ottiene un successo inimmaginabile, mentre i Comuni commissionano decine di opere, finalmente legali. Tra queste ultime va almeno citato uno dei pionieri francesi, Jef Aérosol (in francese “aérosol” è la vernice spray), che ha realizzato un affresco in place Stravinsky, tra la fontana folle di Jean Tinguely e Niki de Saint Phalle, la chiesa gotica di saint-Mérri e il Pompidou (Chuttt!!!, 2011).
L’elenco degli artisti all’opera per le strade di Parigi è pressoché infinito e ogni giorno si aggiungono persone nuove sulla scena, ma vale la pena ricordare due “maestri” indiscussi della Ville Lumière, con uno stile talmente originale e riconoscibile che è impossibile dimenticarli, pittorico e capace di portarci lontano dalla freddezza metropolitana. Loro sono Jérôme Mesnager e Mosko, i quali hanno spesso lavorato fianco a fianco; il primo è l’autore degli “omini bianchi”, una sorta di manichini snodati che si arrampicano sui muri per portare libertà e pace, mentre il secondo è riuscito a popolare la regione parigina di animali della savana, semplici, colorati, adatti a tutti.
Tra gli ultimi “nati” troviamo invece l’irriverente Ride in Peace, che si diverte a recuperare rottami di biciclette e ad attaccarli sui muri, come segno d’amore per questo mezzo di trasporto, spesso maltrattato nelle metropoli. Il suo punto di forza è l’ironia ma anche la capacità di creare vere installazioni che affiorano dalle pareti degli edifici.
Il segreto è quindi perdersi tra le strade della capitale francese, alzando gli occhi al cielo, magari verso palazzi in apparenza bruttini e senza carattere, che possono regalare davvero opere d’arte inaspettate.
ENGLISH TEXT
Art for everyone: street art in Paris.
«On the road, we can make art for people of our time, for the passers-by as well as the homeless» – Jérôme Mesnager
If we think about the origins of street art, we remind the graffitis on the underground and the walls of New York; thank to them in the seventies millions of young people all over the world become aware of their freedom and longing for asserting themselves in a new way outside the box.
In Europe to find out the roots of a genre which upset art rules and which is making itself known as the real face of the contemporary society, it is necessary to go to Paris, a town in a ferment between seventies and eighties, because of the aftermath of 1968 and its socio-cultural revolution, of the changes imposed by French government, not least the architectural twistings, among new constructions made by archistars and urbanistic development. In this atmosphere the first street artists began to express themselves on Paris roads, trying to enliven the hundreds of yards’ fences and buildings under demolition, in the central quarters, as Beaubourg and the first arrondissement, between Pompidou works and the pharaonic pyramid by Ming Pei at Louvre, as well as in the social suburbs, like in Ménilmontant and Stalingrad. A will of taking possession of urban space, torn by building activities and decay, first of all, but also of fighting against the bourgeois culture that young people didn’t bear, although most of them belonged to the middle class. Then, among simple writings and tags, anonymous drawings and graffitis, some true works of art appear, attracting passers-by, galeries and critics, curious by these strangers with a great expressive strenght, free to voice bondless and able to realize complex and precise works in few minutes.
But in the nineties things change radically and a real repression starts towards street art: walls, trains and advertising spaces are cleaned, artists are arrested and tagged by police and even the citizens become less benevolent about a painting that had covered every inch of their romantic and historical town. After a decade the situation changes again, especially thank to art galleries (first of all fashion designer agnès b. and Willem Speerstra ones) who impose street artists to the highest level of art market. Then great museums and different arrondissements municipalities in Paris give them a social recognition; in 2009 Grand Palais organizes T.A.G. exhibition, that gains a huge success, while town halls commission works over and over, at last legal. Among these, there is one of the French pioneer, Jef Aérosol (in French “aérosol” is spray paint) who realized a fresco in place Stravinsky, between the crazy fountain by Jean Tinguely and Niki de Saint Phalle, Saint-Mérri gothic church and the Pompidou Center (Chuttt!!!, 2011).
The list of the artists at work among Paris streets is almost endless and every day brand new people appear on the scene, but it is worth to remember at least two indiscussed “masters” of Ville Lumière, marked by a so original and recognizable style that it is impossible to forget them, a pictorial style able to bring us away from the metropolitan coolness. They are Jérôme Mesnager and Mosko, who have often worked side by side; the first one is the author of “white men”, a sort of jointed dummies climbing the walls to bring freedom and peace, whilst the second was able to populate Paris region with savannah animals, which are plain, coloured, suitable for everyone. Among the new-born, there is the irriverent Ride in Peace, who likes recovering bicycles’ wreck and hanging them up the walls, as a mark of love for this mean of transport, frequently abused in big cities. His strong point is irony but also the skill of creating real installations emerging from the buildings’ walls.
The secret is getting lost among the streets of French capital, lifting the eyes towards appearently ugly and spineless buildings, which can show authentic and unexpected artworks.